24 gennaio 2022

25 gennaio 1603: Petar, Elia, Martin, Nicolin, Tatin e la conversione dei Paolini di Petokladentsi

Con grande gioia e stupore di tutti, nel 2017 la professoressa Lilia Ilieva ha ritrovato, nella biblioteca estense di Modena, il manoscritto originale della “Storia della Bulgaria, scritto da monsignor Petar Bogdan Bakshev intorno al 1666.

Questo manoscritto, di cui si era a conoscenza, e che da decenni si ricercava, non venne mai pubblicato, è inestimabile e rappresenta la più antica narrazione della storia dei bulgari finora conosciuta.

Finalmente nel 2020 è stato pubblicato, con l'edizione critica del testo in latino e con la traduzione in bulgaro a fronte. Siccome non esiste ancora una traduzione in italiano, mi permetto qui di presentarvi una mia traduzione di un capitolo per me preziozissimo.

Si tratta del racconto della conversione dei primi Paolini o Pauliciani (che poi formeranno nel 1648 la ricostituita diocesi di Nicopoli ad Istrum, dove da 10 anni vivo e lavoro.

Un racconto che profuma di Atti degli Apostoli, e che è incentrato sulla settimana che va dal 25 gennaio al 2 febbraio 1603, quando il signor Tatin ed un centinaio di suoi compaesani del paesino di Cinquefonti (l'attuale frazione di Belene chiamata ancora oggi Petokladentsi), dopo aver accolto il vangelo dalla bocca del francescano bosniaco fra Pietro da Soli (Tuzla), vengono battezzati nella fede cattolica romana.

Lascio allora la parola a fra Petar Bogdan, e se riesco continuerò nella traduzione di questo racconto, che prosegue con la conversione degli altri paesi limitrofi, tra cui la nostra amata belene. Buona lettura!

fra Pietro Deodato da Ciprovtsi

(fra Petar Bogdan Bakshev)

“De antiquitate paterni soli et de rebus bulgaricis” 

Tomo I, capitolo XXVIII

Le prime notizie sui Paoliciani

1. Non sappiamo da quale persona il raguseo Mauro Orbini, abate melitense, si sia informato erroneamente per la sua Storia degli Slavi scritta in italiano, sul fatto cioè che i Paoliciani siano stati battezzati nel periodo in cui l’imperatore mosse guerra contro i turchi ed i transilvani. Questo successe intorno al settembre od ottobre nell’anno del Signore 1596, quando Michele voivoda, principe di Valacchia, si ribellò contro i turchi.

27 agosto 2021

23 agosto. Belene non dimentica la Giornata Europea in memoria delle vittime dei totalitarismi.


“CHI CI SEPARERA’

DALL’AMORE DI CRISTO?”

A Bèlene,

Calvario europeo del XX secolo,

il ricordo dei martiri

e delle vittime dei regimi totalitari.

Oggi è il 23 agosto, giornata dedicata dall’Europa alla memoria delle vittime innocenti dei regimi totalitari del secolo scorso.

Un secolo che ha visto sorgere e sgorgare dal cuore e dalla mente di alcuni uomini affascinanti ideologie, che proponevano un cambiamento, un rinnovamento, una sicurezza ed una prosperità totale.

Ideologie umane, che scorrendo attraverso la forza delle parole hanno ammaliato migliaia di anime, ed ingrossandosi poi con la conquista del potere hanno inondato e travolto, come fiume impetuoso, l’intera Europa ed il mondo.


Un fiume impetuoso di odio e violenza, che ha interrotto esistenze, cancellato sogni, annientato famiglie, ferito interi popoli.

Un fiume di distruzione, di dolore, di ingiustizia ha schiacciato, umiliato, spazzato via milioni di persone.

Sono le vittime innocenti dei regimi totalitari ed autoritari, di persone invasate e possedute da puro odio ideologico, senza nessuna pietà e solidarietà umana.

In questo fiume impietoso, però, sorgono salde alcune isole, che nessuna violenza ed ideologia potrà mai cancellare: sono i martiri, sono i testimoni della Risurrezione, gli amici dell’Agnello che avvolti da immacolate vesti riempiono la Gerusalemme nuova.

I loro nomi, scritti nel Libro della Vita e stampati nella nostra memoria.

I loro volti davanti ai nostri occhi. La loro storia raccontata di bocca in bocca, di generazione in generazione.


Come ogni anno, anche noi qui in Bulgaria, qui sulla sponda del grande fiume Danubio a Bèlene, abbiamo oggi sostato in questa isola della memoria, per ricordare e pregare per tutti questi milioni di persone innocenti, travolti dall’odio diabolico delle ideologie totalitarie del comunismo, del fascismo e del nazismo.

Questa mattina ci siamo riuniti nel Santuario dedicato al figlio di questa comunità, Eugenio Bossilkov, nato a Belene nel 1900, divenuto poi religioso passionista, e fucilato da vescovo nel 1952.


Con grande gioia e sorpresa si è unito a noi, Missionari Passionisti che viviamo in Bulgaria e fedeli della comunità cristiana di Belene, il padre Joachim Rego, Generale dei Passionisti.

In questo anno di Giubileo, abbiamo ricordato specialmente i nostri martiri passionisti: Eugenio, Vincenzo e la comunità di Daimiel, vittime dell’ideologia comunista, ma anche Silvio ed i confratelli polacchi, vittime della follia nazista.


Ci hanno nutrito ed incoraggiato le parole di san Paolo:

Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Nessuna creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore!”.

Ci hanno consolato le parole dell’Apocalisse:

Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna, perché l'Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”.

Infine, la parola di Gesù:

Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.

Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?”.


Una Parola che scardina alle radici la malapianta delle ideologie: non mi salvo io da solo, attraverso le mie mani e la conquista e la gestione del potere e dei mezzi di produzione… mi salvo non prendendo il potere od usando i muscoli della violenza per imporre, ma donandomi e mettendomi nelle mani dell’unico Salvatore (che non è né il Partito, né lo Stato, né la Razza, né nessun altro). Mi salvo facendomi dono, servendo i fratelli.

La memoria delle vittime innocenti di ieri ci aiuti a crescere tutti nella solidarietà e nelle fraternità.

3 agosto 2021

"UN MANIPOLO DI FIGLI DEBOLI, SPREGEVOLI E TREPIDANTI". Di come i Passionisti RINNOVANO LA languente MISSIONE in Bulgaria... nel 1923.

I Missionari Passionisti in Bulgaria (anno 1930 ca.) In seconda fila dietro al vescovo mons. Theelen,
il secondo da sinistra è p. Eugenio Bossilkov, il quinto da sinistra è p. Biagio Larghi.

























Curiosando nelle pieghe della storia, ho ritrovato questo antico articolo (pubblicato nel Bollettino della Congregazione dei Missionari Passionisti, anno IV, n° 5, maggio 1923). E visto che anche in questo Terzo Giubileo Centenario stiam parlando tanto di rinnovare la Missione... beh, penso che sia molto stimolante ricordare di come la rinnovarono cento anni fa... quando erano molto meno di adesso come numero, con molto meno risorse e mezzi (niente aerei, cellulari e computer...) ed appena usciti dall'inutile strage della Prima guerra mondiale e dalla strage dell'epidemia della Spagnola. Eppur... si mossero!

Dopo il Secondo Giubileo Centenario della loro fondazione (1721-1921), i Missionari Passionisti agirono per rinnovare la loro missione in Bulgaria. E, come in ogni famiglia che si rispetti, il primo passo per rinnovare qualcosa è rinnovare le persone: una persona nuova... porta sempre un vento nuovo. Ed agirono così:

CRONACA DELLA CONGREGAZIONE

RITIRO DEI SS. GIOVANNI E PAOLO - ROMA

Partenza di Missionari per la Bulgaria.

Il giorno 21 marzo u.s. partivano da questo Ritiro Generalizio per la Missione Bulgara sei nostri Confratelli, di cui quattro sacerdoti e due fratelli. Essi sono:
  • padre Biagio Larghi, che per andare in Missione rinunziava all'ufficio di Rettore di Pianezza, della Provincia del Sacro Cuore di Maria;
  • padre Michele Faina, della Provincia della Presentazione;
  • padre Leone Duval, della Provincia della Pietà;
  • padre Giuliano Hendrychx, della Provincia del Sacro Cuore di Maria;
  • fratel Domenico Sperandei, della Provincia della Pietà;
  • fratel Pasquale Giudici, della Provincia del Sacro Cuore di Maria.
Diamo qui l'elenco delle richieste pervenute al Padre Reverendissimo in seguito alla sua ultima circolare alle Province Italiane. Esse assommano alla bella cifra di 33, di cui 14 sacerdoti, 9 chierici e 10 fratelli [...].
Furono scelti i 6 sopra ricordati; altri, come indicava la circolare, potranno secondo il bisogno essere destinati alla Missione in seguito.
Chiamati dal Padre Reverendissimo i 6 destinati per la Bulgaria, giunsero in questo Ritiro verso l'8 di marzo, ed espletate le pratiche inerenti alla partenza, ci lasciarono il giorno sopra indicato.
La vigilia i Missionari si raccolsero intorno all'altare del nostro Santo Padre, dove il più anziano di essi, il padre Michele Faina, celebrò la Santa Messa sulle sacre spoglie del nostro Fondatore. Si recitarono quindi da essi unitamente le Litanie dei Santi e alcune preghiere al Nostro Santo Padre, a San Gabriele e ai Santi Giovanni e Paolo.
Data quindi lettura del Capitolo XXIV delle Sante Regole, il padre Biagio a nome proprio e dei Confratelli Missionari recitò la seguente preghiera, da lui stesso composta, e che qui riportiamo:

"O glorioso San Paolo della Croce, nostro amato Padre e Fondatore,
ecco prostrato davanti alle vostre sacre spoglie un manipolo di figli,
che prima di partire per la Missione a cui sono destinati
sentono il bisogno d'implorare la vostra paterna benedizione.
Essi hanno risposto volentieri all'appello
che il vostro degno Successore nel governo della Congregazione
ha rivolto al loro cuore per la Missione della Bulgaria
per la quale pregaste e ove bramaste di mandare i vostri figli.
Molti nostri Confratelli di noi più degni aspirano a questo santo Apostolato;
se noi fummo i prescelti, non lo fu per i nostri meriti,
ma per gl'inscrutabili disegni della Divina Provvidenza.
E noi ringraziamo il Signore misericordioso per tale scelta;
ma trepidiamo pensando alla nostra pochezza
e al difficile compito che ci è affidato.
Ciò che ne conforta è la vostra paterna assistenza,
che mai ci ha abbandonato nella vita claustrale;
sono le fervorose preghiere
che ogni giorno i nostri Confratelli innalzano per noi;
e soprattutto la potenza di Gesù Crocifisso,
che si serve degli esseri deboli e spregevoli
per operare le grandi meraviglie dell'amor suo.
Nel campo ove i nostri Padri soffrirono umiliazioni e persecuzioni,
ove sparsero sudore e sangue, noi lavoreremo con tutte le nostre forze,
sacrificando tutto noi stessi.
Sappiamo che incontreremo noi pure difficoltà ed amare delusioni,
ma la vostra benedizione, o Padre,
ci sarà sempre di conforto e di sprone nel santo apostolato.
Questi, o glorioso Padre, sono i nostri desideri e le nostre promesse,
che deponiamo ai vostri piedi.
Voi dunque benediteci: da voi benedetti
potremo sempre far onore alla nostra cara Congregazione,
e far meglio conoscere ed amare Gesù Crocifisso. Amen

L'atto di obbedienza prestato al Superiore della spedizione, padre Biagio dell'Annunziata, chiudeva la commovente devota funzione. La sera poi della vigilia, il Padre Reverendissimo nel dare ai partenti prostrati ai suoi piedi paterni avvisi, annnziava pure loro che la Sacra Congregazione di Propaganda gli aveva inviato in riguardo ad essi una lettera, che avrebbe fatta pubblicare sul Bollettino, e noi qui senz'altro la riproduciamo:
Sacra Congregatio De Propaganda Fide. Prot. N° 900/23

Reverendissimo padre Silvio di San Bernardo, Preposito Generale dei Passionisti:
con vero piacere questa Sacra Congregazione ha appreso ddalla recente lettera della Paternità Vostra Reverendissima la buona riuscita delle laboriose pratiche fatte dalla medesima Paternità Vostra onde soccorrere la languente missione in Bulgaria.
Tra pochi giorni sei zelanti Religiosi partiranno per portare generosamente il loro aiuto a Monsignor Vescovo di Nicopoli.
Questa Sacra Congregazione ringrazia la Paternità Vostra Reverendissima per l'efficace opera svolta, e formula l'augurio più vivo che per quella Diocesi bulgara cominci da ora una nuova vita spirituale.
Il sottoscritto Segretario coglie volentieri l'occasione per riaffermarsi, con sensi di ben distinta stima,
di Vostra Paternità Reverendissima servo
+ Francesco Marchetti Selvaggiani, arcivescovo di Seleucia, Segretario.

Il documento qui riportato, come apparisce chiaramente dal contesto, è in risposta ad altra precedente del Padre Reverendissimo, con cui dava conto alla Congregazione di Propaganda dell'esito delle pratiche svolte per sovvenire alla Missione Bulgara, del che era stato pregato dalla stessa Sacra Congregazione con lettera del luglio 1922 (protocollo N. 1700).
I nuovi missionari Missionari adunque benedetti dal Santo Padre, alla cui udienza erano stati ammessi il 15 marzo, e dal Reverendissimo Padre Preposito Generale, muniti di lettere commendatizie per le autorità ecclesiastiche dei luoghi di transito dall'Eminentissimo Cardinale Segretario di Stato, ed acclamati da tutta questa Comunità, partirono per la Bulgaria la sera del 21 marzo, accompagnati dai voti ed auguri comuni di larga messe spirituale.

20 marzo 2021

Se la serva che ti serve non ti serve...

Ovviamente, questa è una storia che parla di cose successe tanto, ma tanto tempo fa, ed ogni riferimento a qualcosa di attuale è puramente casuale, anche se non sembra. A riprova di ciò, cioè del fatto che riguarda fatti e persone di tanto, ma tanto tempo fa, basti il fatto dell’estinzione degli Ottomani, degli Ottopiedi, dei Quattrocchi e dei Quattrobocche: chi mai di voi ha visto in giro qualcuno di questi esseri? Nessuno! Si sono estinti tanto, ma tanto tempo fa… 

Il Gran Vizir entrò tutto trafelante e tremolante al cospetto del Gran Sultano, adagiato sull’ottomana, e dopo i dovuti inchini, disse tutto d’un fiato:

“Altissimo ed Onnipotente Signore dei Signori, Gran Sultano Immenso, Signore di tutti gli Ottomani, Luce Splendente del popolo dei farlocchi Quattrocchi, Sublime Sandalo degli ortopedici Ottopiedi, Sfamatore degli affamati Quattrobocche, Bronzeo Chiavistello dell’Argentea Serratura della Sublime Aurea Porta, etc. etc. etc… abbiamo un problema! Un serio problema! Sovrano nostro: il trono vacilla!”.

All’udir questo presagio sinistro, un ciglio si sollevò di un ciglio sopra l’occhio destro dell’ambidestro Sultano, il quale accigliato rispose a stretto giro di posta: “Beh… se il trono vacilla… piantaci dentro un chiodo!”.

“Fosse così semplice…”, rispose l’allarmato Vizir.

“Beh… su… dimmi allora… cosa c’è di così tanto preoccupante?!? E’ impossibile che il nostro grande Impero vacilli! Ormai da anni abbiamo consolidato tutto, ogni posto ed ogni avamposto è coperto, nessun punto debole e nessun tallone di Achille è scoperto! Su, dimmi… dov’è questo problema???”.

Il Gran Vizir rispose: “A Belene…”

“A Belene?!? Ancora?!?”, sbottò il Gran Sultano, raddrizzandosi di scatto in piedi dalla sua ottomana.

“Eh sì… Belene, la solita Belene…”.

5 marzo 2021

Una lettera edita inedita del 1648 di mons. Filip Stanislavov, primo vescovo di Nicopoli

Durante una delle mie solite scorribande nelle biblioteche virtuali, son incappato in questa lettera del vescovo bulgaro cattolico e diocesano (mai stato francescano, come purtroppo alcune fonti erroneamente asseriscono... anzi!) mons. Filip Stanislavov da Oresh, novello vescovo della novella Diocesi di Nicopolis ad Istrum, ri-eretta nel 1648.
E appunto nell'autunno del 1848 lo troviamo a Ragusa (l'attuale Dubrovnik), di ritorno da Roma, dove il precedente 6 luglio era stato nominato primo vescovo della nuova diocesi nicopolitana. Da questa citta marinara scrive all'amico Alessandro, conte di Montenegro, principe ottomano diventato cristiano.

Questa lettera è stata edita nell'ormai lontano 1889, ma è abbastanza inedita, in quanto non l'ho mai trovata citata da nessuno (probabilmente è sconosciuta pure ai suoi più importanti studiosi). Ma soprattutto è inedita, in quanto ci mostra come questo vescovo tutt'altro fosse che un periferico prelato di provincia e pastore anonimo di scalcagnate comunità cristiane: anzi, si occupava di geopolitica e di politica internazionale, ed aveva contatti stabili con la società civile europea, che lo pongono al livello dei contemporanei mons. Petar Parcevic e mons. Peter Bogdan.

Un lapalissiano esempio di come, anche nel lontano 1600 (ma quando mai?), la Chiesa non si occupasse solo di rosari, di messe e di battesimi, ma fosse ben inserita nella storia e nelle vicende delle persone e dei popoli.
Il lavoro assiduo, continuo, nascosto e palese dei vescovi bulgari Stanislavov, Parcevic, Bogdan e altri cattolici bulgari del tempo per la liberazione dei bulgari dal giogo ottomano non è certo una pecca per la chiesa bulgara: anzi, è un impegno civile riconosciuto e lodato da tutti, lavoro purtroppo stroncato nel sangue dopo la sollevazione di Chiprovtsi del 1688.

Ecco la lettera:

Di Ragusa li 26 Ottobre 1648

All’Illustrissimo Signore Alessandro di Montenegro.

Illustrissimo Signore mio, Padrone Colendissimo.

Dopo molti travagli in Roma, ottenni li miei interessi circa il Vescovato di Nicopoli, e venuto in Ancona trovai impronto la Barca per Ragusa con molte delle nostre di particolari amici di Roma, non sapendo dove Vostra Signoria Illustrissima si ritrovava; ma io qui investigando il vero trovai il Signor Don Nicolò, Servitore di Monsignore di Ocrida, il quale mi disse che era col suddetto Vescovo, al cui non mancherà Vostra Signoria Illustrissima di salutare a mio nome.

Parecchi vennero questi giorni Ragusei di Dobrucia, li quali mi dissero che quelli aversari si erano assai sbigotiti, perciò era tempo di non dormire; perciò Vostra Signoria Illustrissima non perda il tempo.

Io mi invio verso il Belgradi, perciò se Vostra Signoria Illustrissima desidera sapere qualche particolarità di quelli paesi, mi potrà scrivere ed inviarle a Ragusa al Signor Rade di Steffano, quale avrà cura di recapitarmele; con che faccio fine e me li racomando

Di Vostra Signoria Ilustrissima

Affezzionatissimo Amico

Filippo Stanislao, Vescovo di Nicopoli




Ovviamente mi son letto velocemente tutto questo voluminoso volume ottocentesco (che potete trovare anche voi in Google Libri). Affascinante! Se siete stanchi di Sanremo... mettetevi comodi a leggere questo bel volume!

La vita e le vicende di questo conte Alessandro di Montenegro (finora a me sconosciute), son davvero molto interessanti, romanzesche, avvincenti, ed offrono uno spaccato veramente interessante sulla situazione della penisola balcanica durante l'occupazione ottomana: un quadro molto variegato e complesso, che a noi del XXI secolo spesso sfugge.

28 febbraio 2021

Amabile l'inaffidabile.

A volte, in mezzo a noi, esistono persone straordinarie, cioè fuori dall’ordinario. In senso buono, ovviamente. Capaci di fare (e lo fanno!) cose straordinarie, che noi nemmeno ci sogneremmo.

Ma che fatica che facciamo ad accettare la loro straordinarietà! E magari a dir loro un semplice, umile, discreto, facile: “Bravo!”.

Siccome poi queste persone speciali non rientrano nei nostri schemi mentali… e ci superano in altezza di qualche spanna, noi mediocri, semplicemente le disprezziamo, e non riusciremo mai ad apprezzarle per quello che sono. E mai riusciremo a capire che loro non sono un problema (semmai sono una risorsa), e che i problemi ce li abbiamo noi in testa.

C’era una volta a Belene una bambina meravigliosa ed adorabile, che si chiamava Amabile.

La piccola Amabile sembrava una bambina come tutte le altre bambine, perché in fondo era una bambina, non c’è dubbio: alta come tutte, con la faccia da bambina come tutte, con le trecce da bambina, due occhi da bambina, due mani e due gambe come le altre… non c’è dubbio che fosse una bambina.

Andava a scuola come tutte le altre bambine, giocava come tutti gli altri bambini, non beveva vino e non fumava, come tutti i bambini.

Però…

Però, mentre tutti gli altri bambini si limitavano a fare i bambini come tutti i bravi bambini… Amabile, essendo speciale e straordinaria (e ciò mica era colpa sua: era fatta così! Mica era andata dalll’otorinolaringoiatra o dall’ostetrica a dirgli: “Fatemi su in modo speciale!”), mentre tutti gli altri bambini facevano cose normali, lei no, lei faceva cose speciali.

Del tipo.

Siccome vedeva che mamma e papà facevano fatica a tirare avanti la carretta… Amabile si alzava alle cinque del mattino, mentre i bambini normali dormivano, ed andava a pulire i maiali, il vitello, i conigli e le galline e a dar loro da mangiare. Poi, quando tornava da squola, e tutti i bambini normali giocavano, lei andava a zappare l’orto o tagliare l’erba in giardino. Ovviamente, se la mamma si distraeva un po’, e poi si girava, i piatti erano stati lavati, chissà da chi. Da Amabile, ovviamente.

E, quando nessuno la vedeva, sgattaiolava fuori di casa, per andare ad aiutare la nonna della casa accanto, o il nonno della casa di fronte.

Insomma: la piccola Amabile era un vulcano di energia, che non stava mai fermo, e faceva cose inutili e non adatte ai bambini, ma le faceva bene, ed erano molto utili per altri.

Gli anni passarono, i bambini crebbero, ed anche la piccola Amabile divenne una graziosa giovinotta.

Fu proprio in quel tempo che il regno di Belene venne attaccato dal famoso e tremendo drago Grisù Tiramisù. Che furente sorvolava i cieli di Belene ed abbrustoliva le case, i campi ed i malcapitati del caso.

Il povero re Arturo coi cavalieri del suo tavolo triangolare, dopo inutili tentativi per scacciarlo, capitolarono, e diramarono questo appello:

“Cari cittadini del Regno di Belene! Se tra voi c’è qualcuno, dal cuore impavido e generoso, capace di sconfiggere il terribile drago Grisù Tiramisù… si faccia avanti, per favore! Il Regno ha bisogno di te!!!”.

Ovviamente nessuno si fece avanti (gli abitanti di Belene non son mica scemi, anzi, son normali: ma secondo te, una persona normale… può sconfiggere un drago?!?), tranne la giovane Amabile, che si presentò al Re Arturo, dicendo:

“Eccomi, o Re. Al tuo servizio. Manda me!”.

Il Re, un po’ perplesso di fronte a questa ragazzina, dopo essersi consultato con i suoi consiglieri, le disse:

“Cara Amabile… grazie per la tua disponibilità… ma… secondo me ed i miei consiglieri… tu non sei la persona adatta a sconfiggere il drago. Non sei affidabile… però… vuoi servire lo stesso il tuo Re?”.

“Beh… sì. Però… se volete io il drago lo cacciò via…”.

“No, lascia stare il drago. Se vuoi… ci servirebbe una stiratrice in più per il guardaroba reale. Accetti?”.

“Va bene, mio Signore”.

E fu così che Amabile entrò al servizio del Re. L’idea iniziale era di scacciare il drago… ma la mandarono a stirare le lenzuola.

Nel frattempo, nei giorni successivi, Grisù Tiramisù continuò ad imperversare, a razziare, a bruciare e polverizzare il regno e terrorizzare le persone. E nessuno osava combatterlo. Quando arrivava, tutti si rifugiavano in cantina, compresi Re Arturo ed i suoi cavalieri.

Finchè un giorno… così come era arrivato all’improvviso, all’improvviso il drago sparì, e non tornò mai più.

Lo stesso schema si ripetè quando il Regno di Belene fu attaccato dalle tremende orrende zanzare cannibali di Zanzibar: anche allora Amabile fu l’unica a presentarsi al Re, rendendosi disponibile a sconfiggerle, ma il Re (ovviamente, dopo essersi consultato coi suoi consiglieri e ritenendola inaffidabile) l’aveva spedita a lavorare in cucina come aiuto sbuccia patate. E, dopo qualche giorno, le orribili zanzare cannibali di Zanzibar… scomparirono.

Lo stesso schema si ripetè quando il Regno di Belene fu invaso dall’enorme, gigantesco, orribile coccodrillo Brillo. Nessuno riusciva a cacciarlo, il Re faceva l’appello, le persone normali non rispondevano all’appello, solo Amabile rispose… ma fu ritenuta inaffidabile e delegata alla cura della bagnatura dei fiori del giardino reale. E, dopo qualche giorno, il coccodrillo Brillo… sparì.

Ora, magari anche tu che sei normale, penserai, come pensano tutti i normali cittadini del regno di Belene:

“Eh… che ci vuoi fare? Le sventure arrivano… nessuno ci può far niente… basta stringere i denti qualche giorno… e poi le sventure se ne vanno da sole…”.

Il qual pensiero ovviamente è un ragionevole sillogismo, molto sillogistico e molto ragionevole. Solo che…

Solo che le cose non andarono così, a Belene.

Il drago Grisù Tiramisù era intenzionato a radere al suolo Belene, e bruciare fino all’ultimo filo d’erba e papparsi fino all’ultimo abitante. E non se ne sarebbe andato finchè non avesse raggiunto il suo obiettivo.

Le zanzare assassine di Zanzibar erano talmente invasate ed assetate di sangue, che mai e poi mai se ne sarebbero andate, se non prima di aver risucchiato tutto il sangue presente a Belene, fino all’ultima misera gocciolina.

Il coccodrillo Brillo stava così bene a Belene, che già aveva mandato l’inivito a tutti i soi parenti di venire ad abitare a Belene e pappare le squisite bistecche ambulanti locali. E non si sognava mica di andarsene, almeno finchè ci fosse qualcosa da pappare.

E allora? E allora comè che Grisù Tiramisù, le zanzare di Zanzibar ed il coccodrillo Brillo… ad un certo punto spariscono dal radar?!?

Ovvio: l’inaffidabile Amabile li cacciò (senza farsi vedere, ovviamente).

E li cacciò così.

Mentre stirava le lenzuola e le tovaglie di corte, stufa di sentire le grida e le urla di dolore dei suoi concittadini martoriati da Grisù Tiramisù, una notte uscì e si piazzò in mezzo al cortile, fiera come una Giovanna d’Arco davanti alle mura di Orleans, facendo un fischio e dicendo:

“Ehi, draghetto sputafuoco, vieni un po’ qui!”.

Il terribile drago, dopo i soliti volteggi per mostrare la sua dragosa vanità mascolina, atterrò proprio davanti a lei, e le disse:

“Su, femminuccia, dimmi quello che hai da dire, che ho fretta di andare a lavorare!”.

“Illustre signor Drago, potente, unico e terribile… hai fame?”.

“Eh! La smorfiosa mi chiede se ho fame! Ma certo! Con la mole che mi trovo… neppure un intero gregge fatto arrosto mi sazia! Ho sempre questo intenso languorino allo stomaco e questo bruciore in gola… Certo che ho fame!”.

“Bene. È quel che sospettavo… Ma… Probabilmente… Hai sentito la notizia di ieri al telegiornale?”.

“Il telegiornale?!? Ma ti sembra che io perda tempo a vedere la TV? Quando mai si è sentito dire che i draghi guardan la TV!”.

“Beh… Ti farebbe bene invece, essere un po’ informato, asino! Ieri han detto che i migliori medici del mondo esperti in draghi hanno trovato un rimedio invincibile per sfamare la fame insaziabile dei draghi!”.

“Dici davvero?”.

“Ma certo! E… lo sai che sei proprio fortunato?!? Ti ho preparato e portato qui un po’ di questa fantastica panacea… se per caso vuoi assaggiarla…”

“Ma… secondo me è tutta una truffa delle case farmaceutiche… però… visto che siam qui… dammi… togliamoci questo sfiziò”.

E fu così che il drago Grisù Tiramisù ingurgitò (il galateo non è proprio roba da draghi…) l’intruglio preparato da Amabile.

E, dopo qualche minuto, leccandosi i baffi soddisfatto, le disse:

“Ma lo sai che… non è niente male?!? Mi è già passata la fame, e sento un bel fraschetto alla gola… non mi brucia più! Come si chiama sta roba?”..

“Caro il mio draghetto… il nome è un po’ lungo… si chiama: semifreddodigelatoallacremadivanigliaconfruttidiboscoecremadicaramelloimbevutodilimoncellodisorrento… Comunque, se vuoi la ricetta…

“Eccome se la voglio! E’ una delizia!”

“Se vuoi la ricetta… dobbiamo fare un patto”.

“Va bene: affare fatto”.

Ed il drago si prese la ricetta e volò via, e più nessuno sentì parlare di lui.

Il patto proposto da Amabile era chiaro, e l’amicizia lunga: la ricetta, in cambio di lasciare in pace per sempre Belene. Ed i draghi rispettano i patti chiari.

E con le zanzare di Zanzibar?

Amabile, stufa di sbucciare le patate ascoltando le grida di dolore dei suoi cittadini in preda a quelle terribile sanguisughe ciucciasangue, una sera uscì e si piazzò fiera in mezzo al cortile.

Quando lo stormo di zanzare assassine le si parò davanti, fremente per la quotidiana scorpacciata di sangua, Amabile disse:

“Ehi, ragazze mie! Sentite un po’!”.

Quelle, curiose come tutte le ronzanti zanzare del mondo, si piazzarono davanti a lei, e le dissero:

“Su, dicci alla svelta, che dobbiamo andare a lavorare…”.

“Beh… andate pure allora, perché non è nulla di importante… volevo solo dirvi che qui vicino han scoperto il miglior sangue del mondo… ma non voglio farvi perder tempo… su, su andate a lavorare…”.

“Come, come? Il miglio sangue del mondo?!? Su… facci vedere…”.

E fu così che tutte le terribili zanzare di Zanzibar seguirono Amabile fin sulla sponda del Danubio. Dove era ormeggiata una enorme zattera.

“Beh? E quello cos’è? Mica è sangue! Son barili di vino! Mica siamo ubriacone noi, da berci questa schifezza!”, dissero un po’ deluse le zanzare.

Ma Amabile, imperturbabile, disse:

“Eh, no, ragazze mie! Quello non è vino: è puro Barbera d’Asti, il più miglior vino dell’universo! E se buon vino… fa buon sangue… Il più miglior vino, fa il più miglior sangue! Provare, per credere!”.

“Se lo dici tu… tanto provare non costa nulla”. E così, un po’ titubanti, le zanzare di Zanzibar cominciarono a spillare il Barbera e… ed era talmente buono e succoso che si ubriacarono tutte dalla prima all’ultima.

Allora, l’inaffidabile Amabile sciolse gli ormeggi della zattera, la quale iniziò a scendere lungo il Danubio, trascinata dalla corrente.

E da allora più nessuno sentì più parlare delle terribili zanzare di Zanzibar.

Ed Amabile continuò a pelar patate nella cucina del Re Arturo.

Ed il coccodrillo Brillo?

Stufa di sentire i pianti ed i lamenti dei suoi concittadini mentre bagnava i fiori ed il famigerato coccodrillo imperversava tra le case seminando morte e dolore, l’inaffidabile amabile gli andò incontro, e piazzatasi davanti a lui come Massimo Decimo Meridio nel Colosseo davanti a Commodo (l’avete visto il Gladiatore con Rassel Crò, o no?), gli disse:

“Ascolta, bello mio! Secondo me tu ne hai piene le scatole di questa vita di barbone, ad avvoltorarti nel fango, a romperti i denti mordendo ossa di vecchietti, ad essere preso a sassate e bastonate da tutti… o no?!?”.

Il coccodrillo Brillo, stupito, le rispose: “E tu che ne sai?!? E’ tutta la vita che faccio così… non posso far altro, perdindirindina!”.

“Beh, vecchio mio, oggi è il tuo giorno fortunato! Ci sarebbe un lavoro… Lo sai che potresti avere carne a volontà tutti i giorni, senza fatica… ricevere baci ed abbracci dalle più belle pollastrelle del mondo… essere famoso, amato ed adorato dalle masse di tutta la terra… diventare pure una stella del cielo?!?”.

“Ma va là, donzella! Questo sarebbe il paradiso… ma non esiste nessun paradiso per un vecchio, stupido, assassino coccodrillo come me…”.

“Oh, come ti sbagli! Ecco: il circo Togni da anni cerca un terribile ed intelligente coccodrillo per i suoi spettacoli. Eccoti qui il contratto e l’indirizzo: fossi in te, ci andrei di corsa! Guarda le condizioni: se io fossi un coccodrillo, sarei già partita di corsa!”.

E fu così che il coccodrillo Brillo si fiondò al circo Togni, abbandonando Belene, e divenne una star insuperabile. Oltre che ad aver cibo gratis in quantità, ed invece di sassi e bastonate, esser ricoperto dei baci e degli affetti (e delle bistecche) di milioni di persone in tutto il mondo.

E così l’inaffidabile Amabile tornò a bagnare i fiori nel giardino del Re.

Il Re Arturo, che nel frattempo invecchiò.

E così quando nella sua vecchiaia il Regno di Belene venne di nuovo invaso, stavolta dagli invincibili Alieni provenienti dal pianeta Tesistemoio, e nessuno riusciva a cacciarli, di nuovo fece l’appello, e pure stavolta nessuno si presentò.

Cioè, l’Amabile si presentò al suo Re, e gli disse:

“O mio Signore, eccomi! Per te son pronta a scalare montagne! Per te e per il Regno son pronta a combattere mostri e draghi! Per il Regno e per Te, il mio braccio e la mia spada e la mia vita! Eccomi! Manda me, a prendere a calcinculo questi orribili alieni, e liberare Belene da loro!”.

Il Re, ormai un po’ vecchio e rincitrullito, le rispose dolcemente:

“Sempre la solita, o mia inaffidabile Amabile! Ma chi ti credi di essere?!? Su, su… lascia stare i fiori, ormai. E lascia stare gli Alieni, che non son cose da femminucce inaffidabili come te. Da oggi ti do una nuova missione, adatta a te: mi cambierai i pannoloni, al mattino, a mezzogiorno ed alla sera, e quando ci sarà bisogno perché sono pieni”.

“Agli ordini, mio Signore!”.

E fu così che Amabile cominciò a cambiare i pannoloni del Re Arturo. In fondo… era pur sempre il suo Re, e se le chiedeva quello… lo avrebbe fatto.

Però…

Chissà come…

Il giorno dopo gli Alieni sparirono per sempre.

Mah… Chissà perché….

25 febbraio 2021

Fare una grata, seria, feconda memoria della passione dei poveri cristi... è possibile.

Ormai da quasi dieci anni ho un po' le mani in pasta nelle questioni riguardanti la memoria dei martiri del XX secolo. 

L'8 settembre del 2012 infatti la Chiesa Cattolica affidò a me, un bergamasco passionista di mezza età, per custodirlo e coltivarlo, questo piccolo angolo di mondo chiamato Bèlene, un angolo di mondo che comprende una piccola comunità cristiana, l'unico santuario in Bulgaria dedicato ad un martire del XX secolo (il belenciano Eugenio Bossilkov, innocente fucilato nel 1952) ed i resti, quasi del tutto abbandonati, del più grande e duraturo GuLag del passato regime comunista. Quanto detto e fatto, vissuto e tentato in questi anni, ormai è parte della storia, che magari un giorno qualcuno scriverà.

Ora, non mi reputo un esperto di memoria dal punto di vista accademico scientifico... ma un po' esperto, nel senso che ho accumulato una discreta esperienza, questo me lo concederete: libri, incontri, visite, eventi... un cumulo di esperienza che mi ha arricchito enormemente, un bagaglio di informazioni, idee, riflessioni, volti, esperienze che ovviamente ha formato la mia attuale forma mentis, la mia scala di valori, addirittura i palpiti del mio cuore.

Ed appunto il mio cuore ieri ha palpitato di nuovo (confesso che negli ultimi anni si era spalpitato abbastanza...): con gioia, stupore e pure un briciolo di entusiasmo ho letto, attentamente e più volte, le parole di uno sconosciuto vescovo ucraino e, confesso, alla fine ho pure detto ad alta voce:

"Ma allora...

fare una grata, seria e feconda

memoria della passione dei poveri cristi... è possibile"!

L'ho detto ieri nella stanza vuota dove mi trovavo, lo ridico oggi scrivendolo qui, sperando che qualcuno dello sparuto gruppo di lettori di cosebulgare... abbia pure lui qualche palpitio di cuore.

Il cuore mi è palpitato perchè, in questi anni, la fatica più grande nel campo della memoria non è stato scontrarsi col muro di gomma dell'indifferenza e della dimenticanza, che sono la malattia più diffusa, ma guaribile con forti dosi di interesse ed esperienza; e neppure urtarsi con la comprensibile allergia ideologica di alcune mummie vetero comuniste, tetragone a qualsiasi accenno ai passati crimini; no, la fatica più grande nel lavoro della memoria è stata quella interna alla Chiesa, in concreto alla Chiesa bulgara (sia sul versante cattolico, che su quello ortodosso).

Ora, non faccio nomi e cognomi, perchè non è solo questione di persone: è questione di stile, di ecclesiologia, di mentalità, di visioni religiose e di pratiche pastorali. E, confesso, l'attuale posizione della Chiesa e delle chiese cristiane in Bulgaria, nei riguardi della memoria dei martiri e delle vittime innocenti del XX secolo... è un po' deludente.

Manca una corretta lettura ed inquadratura della realtà, che dovrebbe derivare da un serio lavoro di studio storico sul passato. Al di là delle vicende personali di ognuno, che magari conservano un approccio emozionale al passato, manca un serio, continuato, produttivo lavoro storico: è curioso ed indicativo che le uniche due biografie del gigante bulgaro Eugenio Bossilkov... siano traduzioni di due autori italiani; così come la recente edizione bulgara della vita dei martiri Pavel, Kamen e Josafat... sia una traduzione di un autore francese. Ma... i bulgari... studiano, ricercano, riflettono sui loro martiri?!?

E poi... la Chiesa cattolica in Bulgaria... come vive la memoria di tutti i martiri e le vittime innocenti del XX secolo? Come partecipa alle commemorazioni pubbliche, cosa propone per la giornata dell'Olocausto, del Genocidio Armeno, dell'Holomodor? Poco, molto poco, praticamente niente.

Se poi diamo uno sguardo a come la Chiesa Ortodossa vive il rapporto coi bulgari martiri e vittime innocenti del XX secolo (la maggioranza dei quali... cristiani ortodossi). Un pochino più vivaci nel campo della memoria sono i fratelli delle Chiese riformate...

E quindi, in questa leggermente sconsolante situazione della memoria in Bulgaria, come non poteva palpitarmi il cuore ieri, sentendo quanto questo vescovo ucraino dice alle sue pecorelle ucraine?!? Riporto alcune parole, papali papali, dell'articolo pubblicato ieri:

Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk,
Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina,
ha invitato i fedeli a sostenere la costruzione del Memoriale dell’Holodomor a Kyiv,
un museo che vuole ricordare uno dei  più grandi genocidi ignorati dalla storia,
ovvero lo sterminio per fame degli ucraini ad opera del regime sovietico di Stalin.

Già questo incipit meriterebbe lunghe riflessioni...
Innanzitutto mi pare evidente l'uscita definitiva da un (vecchio e stantito) approccio devozionale al culto di un martire, magari del mio martire, relegato magari nella mia chiesetta con le mie immaginette... e l'approdo ad una visione ampia di memoria della passione di tutti i martiri e gli innocenti, tra cui ci sono anche i miei.
E questa memoria non si fa davanti ad un altarino in un a chiesa, ma con gli strumenti comuni a tutti coloro che fanno seriamente memoria, in modo laico, civile e democratico: un memoriale, un museo, studio, documenti, esperienze, etc.
E questa grata memoria si fa per ricordare e superare l'ignoranza, la dimenticanza (pure categorie passiologiche paulocruciane, su cui ogni passionista dovrebbe esser ben ferrato...).
Da ultimo, il monsignore non solo fa un fervorino irenico sul valore del martirio, ma invita concretamente (par più bergamasco, che ucraino!) a "far su" un museo memoriale, e a tirar fuori i soldini per questa causa. Più concreto di così...
L'articolo poi continua così:

“Custodite - ha detto Sua Beatitudine Shevchuk - la memoria delle vittime dell’Holodomor nelle vostre comunità.
Possano tutte le parrocchie, i sacerdoti e i fedeli della nostra Chiesa con le loro donazioni sostenere la costruzione del Memoriale dell’Holodomor a Kyiv. Questo contributo sarà un chiaro segno di amore verso il nostro popolo e la nostra terra natale”.

Interessante, molto interessante poi, che la memoria delle vittime (di tutte le vittime, non solo delle nostre) va custodita in tutte e da tutte le comunità cristiane. Non è quindi compito di un santuario o del suo rettore o di qualche volenteroso illuminato. No: tutte le comunità e le comunità intere hanno come compito, come lavoro, come comandamento: custodite la memoria delle vittime! Non è mica una cosa facoltativa... Come, quando, quanto... questo è lasciato alla creatività e alla fantasia dei singoli. Ma va fatta, questa benedetta memoria.
La partecipazione poi concreta (con concrete donazioni di soldi, ma non solo) è un segno di amore verso il popolo e la patria: stupendo! Non si fa grata memoria per motivi ideologici... ma per amore. Se amo la mia terra ed il mio popolo... non posso non fare memoria, concreta, reale, oggettiva memoria dei miei fratelli e delle mie sorelle, dei poveri cristi crocifissi sulla terra che calpesto.

Durante la presentazione del rapporto, il Capo e Padre della Chiesa greco-cattolica ucraina ha ricordato che il clero ha sempre illuminato la strada delle persone. Per questo, anche oggi il clero è chiamato a “conservare la memoria del nostro passato, in modo che il nostro futuro non ripeta gli errori dell’umanità e non vengano versate le lacrime di persone affamate, impotenti e assetate”.

Il clero, i pastori... hanno un compito chiaro e distinto, anche di alto spessore civile: sono chiamati ad illuminare la strada delle persone. Un compito educativo rivolto non solo ai quattro gatti che ancora vengono in chiesa... ma un compito educativo e profetico verso tutta la società civile. Per il bene di tutto il popolo, di tutta la società, non solo dei miei o dei devoti.

Sua Beatitudine Shevchuk ha dunque chiesto ai sacerdoti di ricordare l’Holodomor, di parlarne “ai fedeli affidati alla vostra cura pastorale” e di “insegnare alle persone a ricordare il loro passato e a prendersi cura della nostra storia. Solo insieme, uniti attorno a questa importante causa, saremo in grado di completarla nel modo dovuto".

Tutti i preti devono PARLARE, non solo, ma anche INSEGNARE A RICORDARE, il che presuppone studio, organizzazione, sistematicità, continui interventi... ed INSEGNARE A PRENDERSI CURA, quindi non solo informazioni e nozioni, ma una cura ed una dedizione fisica, concreta, oggettiva.
E poi... UNITI. Per portare a compimento questa opera.
Che è l'esatto contrario di disuniti, in ordine sparso, remarsi contro...

Il Capo della Chiesa greco-cattolica ucraina ha quindi invitato il clero a raccontare di questo progetto a tutto il mondo, in vari modi disponibili. È importante che queste informazioni siano diffuse nelle Chiese e sui mezzi di comunicazione.

Sogno o son desto? Sogno... sogno che tutti i preti cattolici bulgari raccontino a tutto il mondo, nelle chiese e su internet ed in televisione... del progetto di un museo ed un memoriale a Belene in onore di tutte le vittime del XX secolo... Sì, dev'essere un sogno: infatti qui si parla di Ucraina, non di Bulgaria... purtroppo.

Il Memoriale non raccoglierà solo informazioni sulle vittime dell’Holodomor, ma diventerà un centro di ricerca e di studio dedicato a questo orribile genocidio, e sarà anche un centro di memoria e di preghiera.

Questo vescovo è troppo avanti!
Ha capito che un Memoriale non è solo una lapide, o una cappellina, o un cartello...
E ha capito (come tanti altri nella Chiesa... ma non tutti) che il ruolo della Chiesa nella memoria è essenziale, fondamentale, addirittura comando divino: "Ricorda, Israele!". La Chiesa non può non immischiarsi, anzi deve fare memoria! Insieme agli altri, con gli altri, per gli altri e per tutti,
Un Memoriale è un Luogo della Memoria: dove c'è una parte museale e documentale (museo, archivio, oggetti, muri, etc.). ma soprattutto ci sono le persone, che ricercano e studiano, che raccontano ed ascoltano, che riflettono, ricordano e pregano.
Un memoriale è un'esperienza, l'esperienza di una grata, seria e feconda memoria della passione dei poveri cristi.
E fare questa esperienza è possibile:
è possibile alle Fosse Ardeatine e a Fossoli,
è possibile a Jasenovach, Nish e Scutari,
è possibile a Dachau, Aushcwitz e alle isole Solovki,
è possibile a Sighet, a Erevan e Goli Otok.
E' possibile a Kiev.
Fare memoria della passione è possibile in ogni Golghota del mondo.
E perchè non può essere possibile anche in Bulgaria,
anche a Belene, il Calvario bulgaro?

17 febbraio 2021

Mi scappa la Pupù!


 Eh, sì… non c’è nulla da fare: quando scappa, scappa!

L’importante però è poi… riacciuffarla: altrimenti son tragedie. 

“Mi scappa la Pupù!”, esclamò all’improvviso, senza preavviso, la piccola Lulù.

“Oddio, no! Tienila, tienila… ti prego!”, esclamò terrorizzato papà Diego.

“No! No! Piccola, nooooo! Tienila forte, ti supplico”, aggiunse prima di esser colta da una crisi isterica la mamma Nico.

“Mi scappa la Pupù!!!”, ripetè la piccola Lulù.

Il terrore piombò improvviso e travolse i due sconvolti genitori, che mai e poi mai si sarebbero aspettati che oggi, proprio oggi, dopo quattro anni, proprio il mercoledì delle ceneri come allora, si ripetesse la stessa, identica, precisa, tragedia.

Allora, quattro anni fa… a Lulù era scappata la Pipì.

E fu una catastrofica catastrofe.

Che è rimasta scolpita ed indelebile nella memoria collettiva di tutti.

Ora, dopo quattro anni… a Lulù stava scappando la Pupù.

E all’orizzonte si profilava un vero cataclismevole cataclisma.

Che avrebbe sconvolto la vita e l’esistenza di nuovo di tutti.

E così all’unisono, in ginocchio, imploranti, afferrando ognuno una mano della loro piccola Lulù, la supplicarono:

“No! No! No e poi no! Tienila! Tienila, ti preghiamo!”.

Nell’universo calò un silenzio frastornante, per qualche secondo.

Finchè la vocina della piccola Lulù ruppe questo iato cosmico:

“Mamma… Papà… la Pupù… è scappata”.

16 febbraio 2021

Hei, mister: a che gioco giochiamo?

 C’era una volta un allenatore di calcio.

Ma non era un comune allenatore: era un allenatore fuori dal comune. Cioè col comune non c’aveva niente in comune: infatti era un allenatore fuori dal comune, non solo il migliore del mondo… era il migliore dell’universo.

E fu così che questo allenatore tirò insieme la sua squadra, raggruppando i migliori sette giocatori di calcio del mondo, tant’è che li chiamavano i magnifici sette.

E, certamente ora ti aspetteresti, visto che l’allenatore è il migliore dell’universo ed i giocatori sono i magnifici sette… ti aspetteresti che ti racconto delle loro vittorie, delle coppe vinte, dei tornei stravinti, del successo stratosferico ottenuto da questa miscela di eccellenze…

Invece…

Invece… purtroppo… con sommo mio dispiacere… con tanta tristezza… con l’amaro in bocca… col senno di poi… colla scatola del latte versato sulle strade lastricate delle buone intenzioni… con il magone alla gola e con il volto abbassato da cane bastonato da cotanta vergogna… devo raccontarti di come questa squadra non solo non ha mai vinto niente, neppure la coppa del nonno all’oratorio, ma si è pure ricoperta di ridicolo nel mondo del calcio.

Successe infatti che l’allenatore fuori dal comune inserì la sua squadra dei magnifici sette nel campionato a 11 di Serie A.

E già dalla prima partita, i 7 contro 11… le cose si misero male, molto male.

Pur giocando al massimo, i magnifici 7 furono travolti dagli undici avversari. Una lotta impari… 11 contro 7… una difesa che faceva acqua da ogni parte… e così, un gol dopo l’altro… ne presero ben 32. Cioè la partita fini 32 a ZERO!

L’allenatore migliore dell’universo non riusciva a capacitarsi di tale disfatta: “Ma come?!? Ho la miglior squadra del mondo… i magnifici 7… e perdiamo?!?”.

E così, di partita in partita, di sconfitta in sconfitta, lui e la sua squadra furono ricoperte di ridicolo. Ma lui si ostinò a farli giocare tutto il campionato.

Sei dei magnifici 7 allora, al termine del campionato, lo presero da parte e gli dissero: “Ehi, mister! Magari… il prossimo anno… se ci fosse qualche giocatore in più in squadra… potremmo vincere…”.

E fu così che l’allenatore aggiunse un paio di giocatori… ma i risultati furono lo stesso catastrofici anche l’anno successivo: all’inizio giocavano in 9 contro undici, poi uno di loro si infortunò e restò zoppo, un altro compì 95 anni…, uno si prese il Coronavirus, un altro un soffio al cuore… e così arrivarono ultimi in classifica anche quell’anno.

Fu allora che il più piccolo dei magnifici 7 originari, timido come pesce lesso in umido, osò dire al mister:

“Ehi, mister! Secondo me sei il più migliore… secondo me siamo i più migliori… ma… a che gioco giochiamo?!? Se continuamo a giocare in 7 nel campionato da 11… perderemo sempre, e saremo lo zimbello del creato. Se magari passassimo al campionato di calcio a 7… forse potremmo farcela (infortuni permettendo: siamo in 7, e non abbiamo riserve). Se invece…. Ma qui tu dovresti avere il coraggio di rinnovare radicalmente la mission della squadra… se invece ci iscriviamo al campionato di CALCIOBALILLA… in sette saremmo in troppi… basteremmo in due o tre… e siccome siamo i migliori dell’universo… in 3 insieme a CALCIOBALILLA… stracceremmo tutti!”.

E… qui successe il miracolo, che di solito non succede, perché i miracoli son merce rara e l’orgoglio è in inflazione ovunque: l’allenatore fuori dal comune ascoltò la proposta di quel pivello, riconobbe di aver sbagliato tutto fino a quel punto, rinnovò radicalmente la mission della squadra, mandò in pensione i 3 più vecchi, a riposo il malato, ed iscrisse i 3 magnifici più giovani al campionato interstellare di CALCIOBALILLA.

E, udite udite, quei 3 sbaragliarono tutti nell’universo.

Imbattibili! Invincibili! Inossidabili: asfaltarono tutti i loro avversari.

E da qui nacque il famoso detto:

beati i primi a calciobalilla, che gli ultimi in serie A.